Incuriositi dalla degustazione di qualche suo vino e dalla popolarità che circonda Giuseppe Rinaldi, abbiamo voluto conoscerlo personalmente durante il nostro ultimo week-end passato nelle Langhe. L’appuntamento con Giuseppe e la figlia Marta è stato fissato da Ferdinando Principiano, amico e produttore di Monforte d’Alba che ci ha introdotto all’incontro.
L’occasione di poterlo incontrare, anche se per pochi minuti, ci ha fatto capire lo spessore del personaggio. Qualche minuto passato a parlare di storia e leggere poesie, hanno tracciato un immediato profilo personale. Un uomo istrionico, carismatico, ricco di cultura e al di fuori dei tradizionali schemi. Sognatore e uomo libero a cui piace fare le cose per passione. Un viticoltore intransigente e anarchico che rifiuta le etichette e le mode che condizionano oggi il mondo del vino. Una forza che gli permette di percorrere la propria strada senza farsi condizionare dai giudizi contrari. Porta a meraviglia l’aggettivo di “citrico” datogli fin da bambino per il carattere originale e un po’ scontroso, per nulla modificato con il passare degli anni.
” Una persona che staresti ore ed ore ad ascoltare, uno dei pochi produttori che ti insegnano a fare a vino anche senza parlare di vino” il commento di Principiano.
Originario di Barolo, Beppe Rinaldi segue dapprima le tradizioni famigliari per la viticoltura laureandosi presso la Scuola Enologica di Alba, scelta poi abbandonata a favore di una carriera in veterinaria. Alla scomparsa del padre ritorna sui suoi passi per dirigere a modo suo l’azienda di famiglia. Oggi è coadiuvato dalla figlia Marta che garantirà la continuità della famiglia Rinaldi nei prossimi decenni.
Anche se non etichettato come biologico, l’aspirazione è di fare le cose per bene, in modo genuino e di produrre vini artigianali, rispettando l’ecosistema del vigneto. Sono utilizzati esclusivamente trattamenti di copertura che non entrano in circolo nella pianta, evitando l’utilizzo di insetticidi e diserbanti. Un’etica che va a favore della vigna e del consumatore. Si cerca di lavorare sulla materia prima rispettando il carattere delle diverse annate, un fattore purtroppo non sempre apprezzato dal consumatore. Il legame con il territorio è forte, le vigne sono quelle ereditate dai famigliari. Più o meno 6 ettari di cui più della metà coltivati a nebbiolo da Barolo, disseminati sulle colline di Brunate, Le Coste, Cannubi San Lorenzo e Ravera. Anche in cantina le lavorazioni sono di tipo artigianale e tradizionale, le macerazioni sono lente e lunghe e avvengono in grandi tini scoperti, mentre i vini invecchiano in grandi botti di rovere.
I vini di Beppe e Marta Rinaldi
I Rinaldi producono vino fin dalla fine del 19° secolo ma solo a partire dal 1920 le bottiglie riportano l’etichetta con il loro nome. Anche se sono riconosciuti per il loro nebbiolo, sopratutto da Barolo, nelle vigne si lavorano anche barbera, dolcetto, freisa e ruché, una varietà più tipica dell’Astigiano che delle Langhe.
Rosae 2012 (non ancora imbottigliato) : da queste parti al ruché si può attribuire esclusivamente la menzione di Vino da Tavola. Ci offre un’intensa sensazione vinosa, con profumi di rosa e piccoli frutti rossi. Un vino vivo, ben presente con una fresca salivazione, un tannino fitto che svolge una piacevole sensazione di astringenza nel finale. Un vino tutt’altro che non banale e con piacevoli complessità.
Barbera d’Alba 2012 (non ancora imbottigliato) : purezza, nitidezza e freschezza aromatica, introducono un vino affusolato pieno di brio ed elegante. Il finale è delicato e di intensa piacevolezza, emerge una lunga scia di freschezza e la dolcezza del frutto. Splendida Barbera in divenire.
Nebbiolo da Barolo Brunate 2010 (campione dalla botte) : non è ancora la composizione definitiva, ma poco importa. In questo assaggio c’è tanta sostanza e severità. Gli aromi sono terrosi e ferruginosi, è compatto e si appoggia su un tannino intenso e sottile. Un vino fresco e brioso che non manca di far sentire la propria energia.
Nebbiolo da Barolo Cannubi San Lorenzo – Ravera 2010 (campione definitivo dalla botte) : è originato dall’assemblaggio di due sottozone, la famosa Cannubi San Lorenzo (30%) a Barolo e Ravera (70%) a Novello. Poco espressivo al naso anche se dimostra un carattere terroso e minerale. Nobiltà ed eleganza sono sostenute da un attacco morbido ed avvolgente, da una rigida spina dorsale e da tannino fitti ed intensi. A bicchiere vuoto emergono limpidi profumi di frutta rossa.
Nebbiolo da Barolo Brunate 2011 (campione definitivo dalla botte) : il colore è più intenso rispetto ai 2010 precedenti. Balsamico, con note di resina, eucaliptus, bacche nere e frutta matura, floreale e spezziato. Come al naso è già abbastanza aperto, avvolgente e morbido con tannini di fine estrazione e intensa astringenza. In chiusura lascia una leggera sensazione calorica. Conferma un’annata più solare.
Barolo Brunate – Le Coste 2009 : Brunate con l’80% costituisce il cuore di questo Barolo. Mostra complessità da scoprire lentamente con il passare degli anni. Evidenzia un bell’equilibrio tra materia e acidità, purezza del frutto, finezza aromatica, tensione e persistenza. Molto buono.
Barolo Cannubi San Lorenzo – Ravera 2009 : si apre in particolare su note di erbe aromatiche (rosmarino), mentolate e speziate. Un vino ricco e potente ma con la forza di rimettere tutto in equilibrio, la sua gioventù porta un carattere irruente e sfrontato ed un finale decisamente minerale. Ne riparleremo tra qualche anno …
Qualche ora più tardi comodamente seduti a tavola con Ferdinando Principiano & family alla Trattoria Coccinella di Serravalle Langhe sulla carta dei vini leggiamo “Rinaldi Barolo 1974”. Impossibile perdere questa occasione !
A quei tempi non c’era ancora la mania del cru, ogni vigna di Nebbiolo da Barolo confluiva in un’unica cuvé. Prodotta dal padre di Beppe questa bottiglia è riuscita ad ammaliarci. Magistralmente conservata, questa “grande bottiglia” (termine oggi usato spesso impropriamente) ha mostrato di saper reagire con vitalità all’inesorabile passare del tempo. Il suo bouquet, una volta ripulito dal lunghissimo tempo passato in bottiglia, ha cominciato ad emanare profumi a go go. In primis ampie sensazioni speziate, che ci portano verso un Barolo Chinato. La componente fruttata non ha mai mancato di dare il proprio appoggio sotto forma di composte di frutta, frutta nera e macerata in alcol; ben presenti pure note di fiori secchi. La sensazione gustativa è esaltata dall’eleganza, dalla complessità e dalla lunghissima persistenza gustativa. Ritorni retro olfattivi che non vogliono più lasciare il nostro palato.
La giornata si chiude qui, una giornata da ricordare e vissuta con intense emozioni !
Un grazie a Beppe e Marta, per aver condiviso con noi un bel momento.
Beppe numero 1 …
nulla di nuovo per chi lo conosce …..peccato che in Langa come lui ne trovi pochissimi …ora la palla sta passando a Marta che di sicuro continuera’ a produrre questi piccoli capolavori
mi ritengo fortunato di esser stato presente e di aver conosciuto l’aria che respirano Beppe ed i suoi grandi Barolo.