È chiaro che Les Bouchères o Bouche-Chèeres non godono dello stesso clamore che possono fregiarsi vigne ben più rinomate come Les Perrières o Les Charmes. Un vero peccato perché queste terre sanno esprimersi in tutto il loro splendore con le bottiglie di Jean-Marc Roulot (Clos des Bouchères), De Montille, Leroy, Morey e Buisson-Charles. Proprio grazie all’azienda Buisson-Charles e a Vinsmotions (distributore esclusivo in Svizzera dei loro vini) ci viene concesso un’ulteriore occasione di approfondimento. La possibilità di valutare l’evoluzione del vino dopo vari anni di affinamento in bottiglia, vini già conosciuti durante le nostre numerose visite in cantina ma, in genere, assaggiati direttamente dalla botte. La presenza di Patrick Essa, oggi persona di riferimento dell’azienda dopo il meritato ritiro del genero Michel Buisson, dà un tocco di grande professionalità all’incontro. La sua immensa conoscenza della Côte d’Or ci può solo essere d’aiuto per conoscere le innumerevoli sfaccettature di questo territorio.
“I suoi quattro ettari si estendono in zona collinare, stretto tra La Goutte d’Or, a nord, e Le Porusot, a sud. In un contesto ideale per offrire la massima omogeneità. Le temperature sono leggermente più fresche che nei vicini Charmes e Perrières e di conseguenza le vendemmie leggermente ritardate. Il suolo è argillo calcareo e le pendenze tra le più accentuate del comune. È orientato verso est e disseminato di piccoli ciottoli che si miscelano a terre chiare. Un cru che da in generale vini eleganti, strutturati e finemente profumati. Ogni anno si può percepire una nota di nocciola che si ritrova in Les Genevrières. Gli aromi miscelano complessità fruttate e vegetali, in un’espressione originale che ricorda i fiori della vigna. È meno incline ad esprimere una vera mineralità. Il vino ha grandi potenzialità di evoluzione nel tempo, nelle migliori annate può infatti supportare diversi decenni”.
Nel 1961 Michel Buisson decise di etichettare il vino con l’antico termine di Bouches-Chères già in uso nel XIX secolo, la loro parcella misura 32 ari una striscia che occupa tutta l’altezza del cru. La vigna fu impiantata tra gli anni 50 e 60 con una densità di 11’000 piedi a ettaro, ceppi ancora in perfetto stato di conservazione. Le pendenze hanno inclinazioni del 7-10%, quindi sempre ben drenati. I rendimenti variano a seconda delle stagioni da 30 a 50 hl. per ettaro. In cantina le fermentazioni si attivano spontaneamente, l’elevazione dei vini è giudiziosa e non supera il 30% di botti nuove. La produzione si aggira, salvo eccezioni, attorno alle 2’000 bottiglie annue.
La verticale
Meursault Les Bouches-Chères 2010 – Un 2010 piuttosto esuberante ed esotico nei profumi, garantito dalla presenza di una leggera percentuale di botritys al momento delle raccolte. La sua definizione è pura, avvolta da una piacevole freschezza e da una sottile vena minerale. L’attacco è delicato, si presenta con un frutto dolce e una bella tensione. La persistenza è lunga e lascia un’intensa scia aromatica e sapida. Molto buono in futuro.
Meursault Les Bouches-Chères 2008 – Un’annata tardiva, le vendemmie furono eseguite il mese di ottobre con temperature elevate. Ci fu una leggera presenza di botritys e le fermentazioni spontanee furono molto più lente del solito. È di colore dorato e brillante. Fatica a perdere intense note di riduzione (legno e pietra focaia), sarebbe stata necessaria una scaraffatura, assicura Patrick. Una volta ripulito trova un bell’equilibrio olfattivo, emergono sfumature di miele, mela granny e fiori gialli. Un vino che si degusta bene in questo momento, la bocca è generosa, la sensazione fruttata dà dolcezza, mostra una bella profondità. La chiusura è decisamente saporita e con una piacevolissima nota amarognola. Molto buono.
Meursault Les Bouches-Chères 2007 – L’annata è precoce con vendemmie a settembre, una stagione definita complicata. L’ intensità del colore è scarica. È piuttosto fluido, l’acidità accentuata ne snellisce le forme. Meno concentrato, si esprime con una bella freschezza ma ancora marcato dal legno. Perderà questa sensazione? Probabilmente si ma rimarrà sempre un vino con una spiccata acidità, specchio veritiero dell’annata. Chiude con note di agrumi e in particolare di limone.
Meursault Les Bouches-Chères 2005 – Una grande annata, molto omogenea, sia in bianco che in rosso. Il colore è dorato e annuncia un vino di grande spessore. I profumi sono trattenuti e compatti ma si percepisce una grande complessità di fondo. Le sensazioni olfattive ci riportano a un vino grasso e burroso, come nello stereotipo dei vini di Meursault. Potente e concentrato, trova equilibrio grazie a una splendida dinamicità e profondità. Un vino serio, e forse per questo non da tutti compreso, con un grande potenziale evolutivo. Bisogna ammettere che quest’annata così strutturata e potente sovrasta il carattere abituale dato dal territorio basato più sulla finezza. Grande vino !
Meursault Les Bouches-Chères 2004 – Un anno difficile con limiti di maturazione. Le fermentazioni furono particolarmente lunghe e i vini imbottigliati solo oltre i due anni dalla vendemmia. Il colore si preserva bene, i profumi sono maturi sinonimo di un’accurata evoluzione. Miele, mela cotogna, fiori gialli e speziato. Gioca sull’equilibrio e sulla finezza. Un bel risultato per l’annata.
Meursault Les Bouches-Chères 2002 -Un’altra annata molto omogenea adatta allo chardonnay e al pinot noir. Un vino complesso, una sensazione di dolcezza avvolge il bicchiere, note date dal frutto e da una sfumatura che ci ricorda le spezie orientali e il pepe bianco; si associano una piacevole freschezza e una sottile mineralità. In bocca è stupendo, equilibrio e finezza aromatica lasciano il segno. In chiusura ritornano sensazioni d’agrumi, fiori gialli e pan brioche. Delizioso.
Meursault Les Bouches-Chères 2001 (in magnum) – Due sono gli assaggi, le magnum diverse, i tappi uguali, ma il vino si comporta in maniera diversa. Questo riapre un dibattito sull’evoluzione ossidativa dei bianchi della Côte des Blancs nei primi anni 2000. Una prima bottiglia chiusa e decisamente poco fine sotto l’aspetto aromatico con note riduttive di zolfo e pietra focaia. La bocca, abbastanza fluida. Dalla seconda bottiglia emergeva una nota minerale più sottile, aromi di pepe bianco e nocciola. L’espressione gustativa era più strutturata e di carattere. In entrambe però riconosciamo uno sviluppo un po’ grossolano.
Meursault Les Bouches-Chères 2000 – Dal colore non si intravvedono i 14 anni di età. Al primo naso ecco ancora alcune tracce di polvere da sparo, poi si apre verso fini complessità, in particolare di carattere minerale. Al gusto è incisivo, sempre presente e con un’acidità sostenuta nella struttura del vino. Si preserva bene in rapporto alle difficoltà riscontrate nel corso dell’annata.
Meursault Les Bouches-Chères 1999 – Il colore sembra il meno evoluto di questa verticale. Il bouquet è complesso, fresco e con ancora una nobile riduzione che lo protegge. Il vino mostra una bella concentrazione, una struttura mantenuta in tensione da un bel nerbo. Ben costituito preserva eleganza e purezza. È proprio vero per quest’annata il tempo non passa mai. Splendido!
Meursault Les Bouches-Chères 1996 – “Al contrario di quanto descritto dalla stampa specializzata questa è stata un’annata molto difficoltosa con un deficit di maturazione evidente che ha portato ad un’evoluzione precoce”. Il pensiero di Patrick è evidenziato al momento della degustazione, l’acidità domina il vino oramai in discesa. Abbastanza corto e poco equilibrato.
Meursault Les Bouches-Chères 1995 – Che vino, che evoluzione nel bicchiere. Un vino camaleontico che al primo approccio non ci ha esaltato in maniera particolare ma che ha saputo modificare il proprio aspetto dopo più di una mezzora dall’assaggio. Si perché questo è stato il tempo necessario per aprirsi e sviluppare tutte le complessità racchiuse nella bottiglia. Un vino che ti costringe a soffermati e a ricercare nuove sensazioni. Complessità che esaltano la “magia” dei grandi Meursault. “Merci Michel”.
Conclusione: Un’emozione percorrere una ventina d’anni di Les Bouchères-Chères e, attraverso questo, del lavoro delle famiglie Buisson-Charles, prima, ed Essa, poi. Un vino, quello elaborato da Michel Buisson, difficile da comprendere, specie nei primi anni di vita, ma a cui abbiamo sempre riconosciuto un lato misterioso. A partire dall’annata 2009 con l’intervento di Patrick Essa il vino ha saputo avvantaggiarsi ulteriormente. Senza perdere nulla della propria personalità ha acquisito maggiore purezza, precisione e classe, come testimoniano i nostri commenti su recenti assaggi in cantina. “I 2012 saranno imbottigliati solo a partire dalla primavera 2014 quindi il vino lascia solo tracce di quello che ci può dare. Il naso è floreale, le sensazioni sono fresche mentre la bocca ha volume e grande energia. State in guardia perché non sarà da perdere. Il 2011 è un vino sottile, teso minerale e di buona profondità. Gli aromi sono nitidi, freschi e di alta qualità, al momento rivela in particolare l’aspetto floreale.la propria personalità, acquisire ulteriore purezza, precisione e classe.”
Un ringraziamento particolare a Veronika e Alex Nussbaumer di Vinsmotions per l’organizzazione della magnifica serata che ci ha permesso di rincontrare la Borgogna e amici sinceri.